A distanza di più di sette anni dall’uscita, The Witcher 3: Wild Hunt torna a risplendere sulle piattaforme next-gen (quand’è che inizieremo a definirle current gen?). Lo fa portando con sé non soltanto alcuni contenuti aggiuntivi inediti, ma anche delle gradite novità nell’impianto tecnico e grafico.
La domanda che in molti si sono chiesti è probabilmente questa: perché tornare oggi a giocare a un titolo del 2015? La risposta che mi sono dato, dopo aver trascorso molte ore in compagnia di questa nuova versione di The Witcher 3, è che fondamentalmente l’opera di CD Projekt RED è ancora oggi molto attuale.
Non parlo solo dal punto di vista delle meccaniche di gioco, sempre fresche persino a distanza di un lustro e mezzo, ma anche sul versante delle tematiche trattate nel videogioco dello studio polacco.
l’opera di CD Projekt RED è ancora oggi molto attuale
LA NEXT-GEN SECONDO THE WITCHER 3
La versione provata in questa sede è stata quella per PlayStation 5, dove sono state introdotte due modalità grafiche ben distinte. La prima è la classica modalità Performance: in questo caso il gioco gira a risoluzione dinamica con un frame rate ancorato stabilmente ai 60 fotogrammi al secondo. Ho trovato questa modalità molto gradevole alla vista e particolarmente adatta se si è alla ricerca di un’esperienza quanto più fluida possibile. In questo caso il frame rate non è quasi mai ballerino, tant’è che solo in alcuni casi ho riscontrato dei brevi e lievi cali in circostanze ben specifiche: in particolare durante gli scontri contro più nemici, nei boschi e mentre lanciavo la magia di fuoco con il segno Igni. In linea di massima, comunque, la modalità Performance “vince” sulla seconda: quella Ray Tracing.
- Modalità Performance: l’illuminazione si diffonde omogeneamente in tutto l’ambiente.
- Modalità Ray Tracing: l’illuminazione si diffonde in maniera più realistica illuminando solo le zone limitrofe alle fonti di luce.
La modalità qualità, infatti, prevede non soltanto l’aumento di risoluzione fino a 4K a discapito del frame rate ridotto a 30 FPS, ma anche l’implementazione di effetti di luce molto più realistici grazie all’illuminazione globale e l’occlusione ambientale avanzati, entrambi con effetti di ray tracing in tempo reale. Ciò fa sì che le fonti di luce illuminino l’ambiente in maniera credibile disegnando ombre molto più definite. Anche i riflessi sulle superfici lucide, come per esempio le pozzanghere, sono stati migliorati. Lo scotto da pagare, però, è decisamente pesante: i 30 FPS sono tutt’altro che assicurati giacché molto spesso si assiste a episodi di stuttering che influiscono negativamente sull’esperienza di gioco. Intendiamoci: la modalità Ray Tracing offre un colpo d’occhio davvero notevole, ma a mio avviso il gioco non vale la candela, a meno che non siate come il sottoscritto un appassionato di fotografia virtuale e vogliate immortalare le scene puntando alla massima resa grafica.

La Photo Mode è molto striminzita. Per giunta attivare la profondità di campo genera spesso glitch fastidiosi.
Sì perché l’aggiornamento next-gen di The Witcher 3 introduce anche la tanto richiesta Photo Mode. Questa è purtroppo molto basilare: si può muovere liberamente la telecamera, possiamo modificare alcune impostazioni quali la saturazione, l’esposizione e la temperatura dei colori, mentre è sì presente un comando per gestire la profondità di campo, tuttavia questa risulta purtroppo buggata tanto da non funzionare a dovere. In sostanza: la modalità foto esiste, ma non è nulla di speciale; però magari su questo aspetto torneremo con un articolo dedicato.
QUALITY OF LIFE NEL MONDO DELLO STRIGO
CD Projekt RED ha poi approfittato di questa occasione per implementare all’interno del gioco alcune mod realizzate dalla community. Tra queste spicca naturalmente quella realizzata da HalkHogan che rimaneggia i modelli e le texture di gioco in 4K, migliora i dettagli e aumenta la distanza visiva degli oggetti, e infine rimaneggia i materiali e gli shader di tutto ciò che è stato ritoccato dalla modifica. Si tratta senza dubbio dell’aggiunta più importante dal momento che ha un impatto tangibile sulla resa visiva complessiva, tuttavia non mancano altre modifiche altrettanto utili come quella di chuckcash che va a correggere tutta una serie di glitch grafici, o la patch amatoriale di Andrzej Kwiatkowski che ritocca e ribilancia le statistiche di abilità e oggetti vari.
Vi sono anche altre modifiche tutt’altro che trascurabili realizzate internamente dallo studio di sviluppo polacco. Una di queste riguarda l’aggiunta di una nuova telecamera molto più ravvicinata, ossia sopra le spalle del protagonista, tipica degli action moderni. Personalmente non l’ho apprezzata molto perché rende i combattimenti più confusionari e l’esplorazione decisamente più scomoda. Fortunatamente si può disabilitare nella schermata delle opzioni per tornare alla visuale classica con Geralt al centro dello schermo e la telecamera più lontana. Molto più comoda, invece, l’opzione che collega l’utilizzo dei segni a varie combinazioni di tasti, di fatto bypassando il vecchio menu radiale: in questo modo non è più necessario interrompere l’azione per selezionare ogni volta un segno diverso in base alla situazione.
Immancabile il supporto al DualSense
Poca roba, invece, i contenuti aggiuntivi legati alla serie Netflix di The Witcher, questi ultimi disponibili su tutte le piattaforme (tranne Switch). Si va da costumi alternativi per vari personaggi, tra cui Dandellion, alle divise dell’esercito di Nilfgaard viste sul piccolo schermo. È poi presente anche una breve missione che garantisce l’accesso alle schematiche per l’armatura indossata dal Geralt interpretato da Henry Cavill. Contenuti tutto sommato trascurabili, ma come si suol dire: a Rutilia donata non si guarda in bocca. Anche perché effettivamente tutto questo – dai contenuti aggiuntivi all’update next-gen – è disponibile gratuitamente, a patto di possedere già The Witcher 3: Wild Hunt su qualsiasi piattaforma.