Time Machine Online #1 - Nintendo, iQue e la Cina

ime-machine-online-ique-nintendoHo finalmente tra le mie mani Nintendo Switch, un fatto che da una parte mi sprona a darmi una mossa con Nioh (così da chiudere definitivamente i conti col gioco) e dall’altra mi mette nella scomoda posizione di accantonare per un attimo la Sacra Triade SEGA, NEC e SNK – alla quale sono religiosamente devoto – per dedicare questo primo appuntamento della Time Machine Online proprio alla casa di Super Mario. Ma non sarò né scontato né banale, quello mai, perché tratterò una piattaforma un po’ particolare. L’ispirazione per questa rubrica, ve lo anticipo, arriva da quello che mi circonda, e in questo momento al mio Trinitron è collegato un Nintendo 64 giapponese, intento a far girare Shin Seiki Evangelion mentre mi interrogo, a distanza di decenni, se il gioco mi piaccia o meno. Bene, in Cina come lo giocavano, il Nintendo 64? Mica facile, specie perché, nell’estate del 2000, il governo cinese votò un divieto per proibire la vendita di console straniere in patria, così da evitare che le menti dei giovani virgulti venissero traviate dal demone del gioco occidentale, ché da quelle parti non si scherza.

NAZIONE CHE VAI…

Allo stesso tempo, la Cina ha sempre avuto un problemino con la pirateria, praticamente radicata nel DNA del popolo. Un aspetto culturale che si riflette nella scelta delle piattaforme da gioco. Avrete sicuramente presente i cosiddetti “famicloni” come la famigerata Polystation, ovvero creature mitologiche in plastica e silicio dall’aspetto di console all’ultimo grido con dentro il cuore di un obsoleto Famicom, corredate da qualche centinaio di giochi antidiluviani in memoria. Ordinaria amministrazione in un paese dove il reddito familiare medio non permetteva di investire in costose facezie, con i videogiocatori dagli occhi a mandorla costretti a farsi bastare una tecnologia obsoleta.

Nintendo giocò la carta che non ti aspetti, unendo le forze con il Dr. Wei Yen per fondare un’azienda sul suolo cinese chiamata iQue

Allo stesso tempo, i mezzi per utilizzare software pirata sulle console più famose erano di casa da quelle parti; ricorderete il celebre Super Magicom ai tempi dei sedici bit, ma lo stesso Nintendo 64 era stato tranquillamente violato nel 1997 dal Doctor V64, periferica che permetteva di caricare i giochi tramite CD-ROM. Eppure si trattava di un mercato troppo succulento da trascurare, con oltre un miliardo di potenziali clienti nel 2003. Quindi Nintendo giocò la carta che non ti aspetti, unendo le forze con il Dr. Wei Yen per fondare un’azienda sul suolo cinese chiamata iQue e creare un sistema da gioco basato sul Nintendo 64 in un’epoca in cui il resto del mondo era in fissa per PlayStation 2. In fondo, i cinesi erano abituati ai famicloni, quindi anche un sistema con qualche primavera sul groppone sarebbe stato accolto con grande entusiasmo se fosse riuscito a superare le due barriere di cui sopra.

ime-machine-online-ique-nintendoNel caso vi chiediate chi diavolo è questo Wei Yen, vi basti sapere che, al di là del nome da personaggio di un Musou a caso, l’esimo dottore ha dato una mano dietro le quinte a Nintendo in diverse occasioni. Di nazionalità cinese-americana, ha alle spalle nientepopodimeno che la dirigenza di Silicon Graphic Industry, lasciata per fondare TVSoft nel 1996. Da allora è stato un susseguirsi di aziende che hanno creato, tra le altre cose, il processore grafico del GameCube (Flipper, così chiamato per il nome in codice di GameCube, ovvero Project Dolphin) e un programma basato sul riconoscimento dei movimenti chiamato LiveMove, sviluppato a braccetto con Nintendo e destinato a porre le basi per la tecnologia dietro i Wiimote. Per rincarare la dose, all’epoca la sua AiLive si sarebbe spinta oltre, creando il Wii Motion Plus. Per ultima la iGware, compagnia dedicata al Cloud acquistata da Acer per una bazzecola come 320 milioni di dollari, è responsabile dell’infrastruttura che tuttora regge i servizi online di 3DS e compagni. Non mi stupirei quindi se Wei Yen avesse messo lo zampino nella console che Amazon mi ha appena portato a casa!

THROUGH THE BARRICADES

Torniamo a bomba: il sistema da gioco sviluppato è l’iQue Player, ovvero un joypad bello grosso (le dimensioni sono bene o male quelle del pad originale della prima Xbox) che si connette alla televisione e permette di godere di una ristretta schiera di titoli per Nintendo 64, localizzati in mandarino. I giochi sono in tutto quattordici e sono composti da una ricca selezione di successi come Excitebike 64 e Super Smash Bros.. L’intuizione di Nintendo fu quella di distribuire il software evitando accuratamente qualsivoglia supporto fisico, affidando la vendita ad apposite colonnine chiamate iQue Terminal, installate in zone strategiche come le stazioni di servizio o i negozi d’informatica. L’iQue Player aveva dunque una memoria interna che poteva essere riempita da giochi più o meno capienti.

L’intuizione di Nintendo fu quella di distribuire il software evitando accuratamente qualsivoglia supporto fisico


Dr. Mario 64 è il primo titolo disponibile (Novembre 2003) e “pesa” solo 31 blocchi, mentre Doubutsu no Mori (il futuro Animal Crossing) chiude le danze nel Giugno del 2006 occupando quasi il doppio. Nel mentre, il primato del gioco più cicciotto va senza dubbio a Paper Mario con i suoi 160 blocchi tallonato da Sin & Punishment: Successor of the Earth a quota 129. Rimpolpare la ludoteca era facile: si acquistava un’apposita scheda da grattare sul retro per rivelare un codice da inserire negli iQue Terminal e, infine, scaricare il gioco. I terminali permettevano anche di aggiornare il sistema operativo e gestire gratuitamente la memoria della macchina, cancellando i giochi inutilizzati che potevano poi essere scaricati di nuovo poiché legati all’iQue Club, un account personale obbligatorio. Il tutto passava tramite un cavo USB che, successivamente, avrebbe permesso di scaricare i giochi direttamente da internet visitando il servizio iQue@home.

ime-machine-online-ique-nintendoVi chiedete come fece Nintendo a sgattaiolare sotto la falce della legge di cui parlavamo all’inizio? Prima di tutto, fondando un’azienda completamente cinese come la iQue. Poi, siccome il divieto interessava le console ma non i videogiochi, l’iQue Player era il cavallo di Troia ideale, creato rielaborando il Nintendo 64 in un semplice joypad da connettere alla televisione, sostanzialmente differente dal concetto tradizionale di console. Sì, Nintendo invase la Cina leggendo praticamente tra le righe di una legge fino ad allora ritenuta invalicabile, e continuò il suo attacco razionando la diffusione dei titoli disponibili, senza strafare. Il segreto era non stuzzicare più di tanto il budget medio della popolazione, quindi l’iQue Player venne venduto al prezzo di circa 500 Yuan (bene o male 60 euro odierni, ma faccio schifo col cambio e quindi fidatevi poco) in zone economicamente più prosperose come Shangai e Chengdu; la dotazione di giochi al lancio era comunque impressionante, composta dal già menzionato Dr. Mario 64 assieme a Ocarina of Time, Super Mario 64, Star Fox 64 e Wave Race 64, tutti al modico prezzo di 48 Yuan, ovvero una cifra che si aggira attorno ai cinque euro! A parte Dr. Mario, venduto in bundle con la macchina, gli altri titoli di lancio erano presenti sotto forma di demo sulla memory card del sistema, e venivano resi inutilizzabili dopo un periodo di tempo. Se vi chiedete come diavolo fosse possibile giocare in più persone a Mario Kart, la risposta è nella scarna schiera di accessori, ovvero una sorta di multitap e un pad cablato, ovviamente privo del cuore del sistema.

ime-machine-online-ique-nintendoL’iQue Player rimane a oggi un piccolo grande successo per Nintendo, capace nel suo piccolo di modificare la concezione di videogioco nel popolo cinese, e non per nulla le console portatili della grande N sono venduta da quelle parti proprio con il marchio iQue sulla confezione! Ah, una curiosità: tra i giochi riportati sulla confezione di IQue Player, figura curiosamente Majora’s Mask, in realtà mai pubblicato. Sebbene la teoria più gettonata vuole il gioco reputato inadatto dal governo cinese, probabilmente la sua assenza è dovuta alla memoria interna della macchina, ridotta ai soli 4 MB base e incapace quindi di far funzionare Majora’s Mask che, vi ricordo, richiedeva l’espansione di memoria. Beh, bisognava in qualche modo ottimizzare lo spazio: per questo la console (dai, ora siamo al sicuro e possiamo chiamarla per quello che è) non offriva alcun force feedback che avrebbe potuto danneggiare la circuiteria interna composta da un unico chip, che rinchiudeva dentro di sé l’anima del Nintendo 64, rendendo de facto l’iQue Player il primo sistema da gioco SoC della storia.

THINGS TO COME

La regola riguardo i prossimi appuntamenti è sempre quella: l’ispirazione del momento. Una cosa sanguigna, verace, assolutamente casuale. Quindi, la prossima volta butteremo nel calderone nobili intenzioni, musica, anni Ottanta, pericolose assuefazioni e streghe decapitate, il tutto mescolato assieme a fuoco lento. Giuro che c’è un filo conduttore che li unisce; se indovinate l’argomento vincete una cena da me con la mia collezione di giochi vintage in free play. Cucinate voi, ovviamente.

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