Dopo l’adrenalinico tattico a turni Metal Slug Tactics, Leikir Studio rimane nella grande famiglia degli strategici con Synergy, ma passa a un genere molto diverso, quello dei city builder gestionali in tempo reale. Sono riuesciti a sfondare anche questa volta?
Sviluppatore / Publisher: Leikir Studio / Goblinz Publishing, H2 Interactive Prezzo: 24.99€ Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente; PEGI: n.d. Disponibile Su: PC (Steam, gog.com) Data di lancio: 16 aprile 2025 Genere: City builder
C’è apocalisse e apocalisse. Ne abbiamo viste praticamente d’ogni: che la causa fosse un disastro nucleare o ambientale, o magari causato da alieni brutti e cattivi, siamo abituati a prendere in mano un manipolo di persone allo stremo e ridare speranza all’umanità intera, in modo che la nostra specie sopravviva anche alla difficoltà più estrema. Certo, poi dipende dal gioco di cui stiamo parlando, nel senso che se di mezzo c’è 11 bit studios, diciamo che le possibilità di salvezza si fanno decisamente più risicate.
E Synergy dove si colloca nell’ampia gamma di post-apocalissi? Sicuramente nella categoria di quelle affascinanti da vedere, visto che l’aspetto grafico è meraviglioso, ma tanta bellezza non deve trarre in inganno: anche qui l’evenienza del fallimento catastrofico e sconfitta totale non sono affatto remote. Questa volta non sarà il freddo di Frostpunk a ucciderci, ma il caldo e la sete del deserto.
SYNERGY NON È COZY
L’incipit di Synergy è volutamente povero di informazioni: sappiamo solo che siamo tra gli ultimi abitanti sopravvissuti. Non è nemmeno chiaro su quale pianeta ci troviamo: è la Terra, sconvolta da cambiamenti climatici così brutali da stravolgerne del tutto flora e fauna? O siamo su un mondo alieno, dove le condizioni ambientali sono così poco propense alla vita che non pare ci sia quasi traccia di animali, e le piante sono poche, e parecchio anomale. La sensazione di straniamento e mistero è restituita da un efficace uso dello stile visivo, che richiama in maniera piuttosto chiara i lavori del francese Jean Giraud (meglio noto come Moebius) sia nelle linee dolci e allungate che nei toni cromatici pastello. Molto bello da guardare, ma occhio a non farsi distrarre troppo dal nostro obiettivo.
Oltre a un “free mode”, ci sono due campagne narrative, in entrambe delle quali dobbiamo costruire il nostro insediamento da zero. I primi passi saranno familiari a chi abbia giocato a qualche city builder in passato: si costruiscono delle abitazioni di base, si iniziano a raccogliere le risorse primarie e fa partire la ricerca che sbloccherà man mano nuovi edifici e funzionalità, indispensabili per migliore le probabilità di sopravvivenza dei nostri cittadini. Accanto a questa struttura molto classica, Synergy pone l’accento proprio sull’interazione con l’ecosistema in cui siamo immersi, con un chiaro intento ambientalista: se vogliamo avere qualche speranza di ricreare una parvenza di civiltà degna di questo nome, l’unica strada percorribile è quella della conoscenza e del rispetto della natura. E’ fondamentale analizzare ogni pianta, capire quali risorse ci offrono e quale metodo usare per ottenerle.
Synergy pone l’accento proprio sull’interazione con l’ecosistema in cui siamo immersi
Scopriremo che alcune specie sono molto aggressive e infestanti, per cui potremo raccoglierne il più possibile, mentre la maggior parte dovrà essere trattata con cura, e lo sfruttamento eccessivo porterà facilmente alla loro estinzione. A quel punto, nel giro di poco tempo saremo proprio noi umani a risentirne pesantemente, perché mancheranno alcuni degli elementi necessari nelle filiere produttive del cibo, o del trattamento delle acque tossiche, quindi non rispettare la natura è il modo più facile per arrivare in fretta al game over. Esiste anche una modalità “rilassata” in cui il livello di sfida è più basso, ma personalmente trovo giusto che la difficoltà non sia banale, perché mi è sembrato uno strumento nelle mani degli sviluppatori per ribadire il loro messaggio.
LE OMBRE DI SYNERGY
Trovo coerente con lo spirito del gioco finire alcune run con una schermata che ci dice quanto pesante e clamoroso sia stato il nostro fallimento, ma in queste situazione è fondamentale che il giocatore capisca che ha sbagliato da qualche parte, altrimenti sarà semplicemente frustrato e non avrà voglia di iniziare una nuova partita. Se dico questo, forse l’avrete capito, è perché devo ammettere che la frustrazione ha fatto parte di alcuni momenti della mia esperienza con Synergy.
Quando è arrivato il game over, infatti, era ormai chiaro da qualche minuto che la situazione stava precipitando, e in quel tempo mi sono chiesto cosa avrei potuto fare per risollevare le sorti del mio gruppo di disperati, o quanto meno cosa avrei dovuto fare di diverso, in modo da migliorare nella run successiva. La mia conclusione è che il problema principale sta nel modo in cui i ragazzi di Leikir Studio non sono riusciti a organizzare la complessità del loro gioco. Concedetemi una digressione di un minunto: giustamente, il numero di specie arboree è piuttosto elevato, perché fa parte del cuore di Synergy, e ciò comporta una grande quantità di risorse che finiscono in svariate filiere produttive. Quando la stessa pianta si usa sia per tessere vestiti sia per certe ricette culinarie, diventa difficile costruire distretti separati per ogni produzione.
La frustrazione ha fatto parte della mia esperienza con Synergy
Qui è dove viene fuori l’importanza dell’interfaccia utente, che col suo modo di presentarci le informazioni che ci servono, deve fare quel passo in più. Purtroppo non è così, e anzi sta a noi ricordarci tutti i passaggi dalla materia prima al prodotto finito. Non aiuta nemmeno il modo in cui viene rappresentato il tech tree delle scoperte scientifiche: gli avanzamenti hanno una distribuzione radiale, in cui vengono mischiati gli ambiti di applicazione, per esempio gli edifici culturali, quelli agricoli e quelli scientifici. Capita allora di cliccare sulle tecnologie una per una, fino a quando si trova quella che cercavamo, un po’ per caso. In sostanza, quando le cose vanno a ramengo in Frostpunk, mi è sempre chiaro quali siano state le decisioni che hanno causato la rovina, mentre in Synergy a volte non è così. Attenzione però, non voglio dire che questo gioco sia fatto male, semplicemente ha una barriera all’ingresso più elevata di altri, quindi lo consiglierei solo a appassionati del genere, disposti a spulciare i forum di Steam per trovare guide e strategie che difficilmente appaiono evidenti senza aiuto.
Oltretutto, da un punto di vista strettamente di gameplay, Synergy non aggiunge molto rispetto a altri city builder già disponibili: al giorno d’oggi ce ne sono così tanti che diventa difficile distinguersi per davvero. Qui l’aspetto più caratterizzante è l’ambientazione e lo stile artistico, ma il loro impatto, in un gioco gestionale, tende a scemare dopo qualche ora, e la forza (o debolezza) delle meccaniche di gioco prende il sopravvento.
In Breve: Synergy non è un gioco per tutti. Non tanto perché sia difficile, ma perché è complesso e l’interfaccia di gioco non fa un buon lavoro nel rappresentare questa complessità in maniera comprensibile e gestibile al giocatore, che deve quindi affidarsi a un processo di trial and error, con una certa dose di frustrazione, per evitare il collasso della propria comunità. Peccato perché il focus sull’interazione con l’ambiente funziona bene come traino delle meccaniche di gioco e della storia.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: i7 14700k, RTX 4070 SUPER 12GB, 32GB RAM DDR5, SSD
Com’è, Come Gira: Credo che le ventole del mio PC girino semplicemente perché a loro piace così. Eh sì, perché sicuramente l’arte 2D di Synergy, per quanto bella, non può aver messo in difficoltà la configurazione di prova. Non ho avuto crash o altre cose brutte: tutto stabile.