Dopo aver cincischiato un po’ con il primo smartphone, il Commodore PET, Commodore Business Machines ha raddrizzato un po’ il tiro e ha messo sul mercato LEO, un dispositivo portatile di tutto rispetto, che ben si colloca, rispetto alla concorrenza, nella fascia di prezzo cui è proposto, ovvero 249 euro. Va subito detto, a uso e consumo dei nostalgici, che il marchio Commodore non deve assolutamente fuorviare la percezione del dispositivo: siamo di fronte a uno smartphone fatto e finito, che non vuole in nessun modo riecheggiare i fasti ludici di un glorioso passato; questa incomprensione, in parte alimentata in maniera inconsapevole dallo stesso produttore all’uscita di PET, è fugata definitivamente con LEO, che è tutto tranne che un dispositivo figlio di un’operazione nostalgia.
SOLIDO COME UNA ROCCIA
Che dietro a LEO ci sia la volontà di correggere il tiro rispetto agli inciampi di PET è evidente già appena estratto lo smartphone dalla confezione. La scocca in alluminio restituisce una sensazione di solidità che è rara in prodotti della fascia di prezzo cui appartiene, e questo nonostante il peso contenuto di 150 grammi. Nella sua essenzialità, la linea del Commodore LEO è accattivante, ed è apprezzabile che all’interno del pacchetto base si trovino in dotazione anche una pellicola protettiva e una cover trasparente. Freccia in giù, invece, per l’assenza di auricolari e per il trasformatore da soli 0,5A, che ho immediatamente riposto nella confezione a causa di una certa lentezza nella ricarica, avendo a mia disposizione in salotto un multi HUB da 2A. La batteria da 2200 mAh non è certo un mostro di capienza, ma regge tranquillamente un giorno e mezzo abbondante di fruizione “normale”, mentre si arriva comunque a sera anche con un utilizzo più “spinto”, a patto di non esagerare troppo.
Il marchio Commodore non deve assolutamente fuorviare la percezione del dispositivo
Decorose anche le due fotocamere. Quella principale da 16 Megapixel, oltre a scattare foto, consente di girare video in Full HD ed è dotata di un discreto stabilizzatore; quella lato schermo, da 8 Megapixel, è ovviamente meno performante, ma comunque fa il suo mestiere senza troppi patemi, a patto di non pretendere grandi prestazioni in situazioni di bassa luce, laddove entrambi gli obiettivi pagano pegno anche nei confronti di altri smartphone concorrenti.
CONCLUSIONI
Lollipop è il sistema operativo Android scelto dai produttori per Commodore LEO. Al primo lancio lo smartphone è di fatto estremamente “pulito” e sostanzialmente privo di bloatware: una scelta, questa, che mi sento di appoggiare con tutta la forza possibile, e che mi ha consentito di fruire del dispositivo fin da subito e con un discreto quantitativo di RAM libera, senza perdere tempo nelle consuete operazioni di eliminazione che troppo spesso tocca compiere prima di portare i device a condizioni di utilizzo accettabili.
La mia esperienza con Commodore LEO può dirsi positiva