The Eternal Castle [REMASTERED] - Recensione

PC

L’esperimento letterario più interessante degli ultimi anni è stato realizzato dal tanto vituperato J. J. Abrams. Si intitola S. ed è stato scritto in collaborazione con Doug Dorst. Ma soprattutto racconta una storia già a partire dall’oggetto che contiene fisicamente la storia. È un libro confezionato come se fosse un volume con diversi anni sulle spalle, dalle pagine ingiallite, la cui etichetta sulla costa sembra indicare la provenienza da una qualche biblioteca. Al suo interno è stampato il romanzo La Nave di Teseo, opera cult del misterioso V. M. Straka, autore la cui fama è pari solo all’enigma che circonda la sua esistenza . Tra le pagine però si inseguono i commenti di altri due personaggi dell’opera, due lettori che continuano a prendere in prestito il libro scambiandosi messaggi a penna, oggetti e documenti. S. è un’opera di finzione che racconta sé stessa.

IL VIDEOGIOCO CHE NON C’ERA

Il 12 dicembre del 2018, è apparsa su Steam la pagina di un gioco in uscita a breve, intitolato The Eternal Castle [REMASTERED]. La sola notizia relativa al gioco in quel momento era un post di uno dei suoi autori che raccontava una storia ambientata nei primi anni ‘90 che inizia con un bambino a casa da solo e un floppy ritrovato in fondo a un cassetto. Quel floppy conteneva una versione rovinata di un titolo poco noto e ormai semi-dimenticato, The Eternal Castle, pubblicato nel 1987. Le innumerevoli copie, o un tentativo di pirataggio finalizzato al contenimento della dimensione, avevano ridotto il gioco ospitato su quel supporto magnetico alla quadricromia, ma i suggestivi paesaggi e i terrificanti dungeon avevano comunque tenuto incollato il bimbo per ore finché un giorno, nel tentativo di estrarre il floppy dal lettore, ne ruppe la linguetta metallica. Come probabilmente avrete già realizzato tutti, quel bambino è uno degli autori di The Eternal Castle [REMASTERED], il coraggioso ed encomiabile tentativo di riportare alla luce un piccolo classico del passato ormai perso nei meandri della memoria digitale del mondo, ricostruendone le fattezze a memoria insieme a un team di amici con cui aveva condiviso questa entusiasmante e indelebile esperienza in gioventù.

QUELLE POCHE RIGHE CHE ACCOMPAGNANO THE ETERNAL CASTLE [REMASTERED] SONO PARTE DEL GIOCO TANTO QUANTO I PIXEL CHE LO COMPONGO

Una storia fantastica, che connota in maniera del tutto diversa quello che invece a una prima occhiata potrebbe essere liquidato come l’ennesimo remake sull’onda della nostalgia, ma completamente falsa: l’originale The Eternal Castle non è mai esistito. Eppure, in un certo senso, è bastato un singolo post su Steam a crearne un ricordo artificioso e posticcio a diversi utenti, convinti di aver giocato un titolo simile, forse con un altro nome. La ricerca di questa illusione collettiva è durata qualche giorno: non si può di certo pensare oggi che una leggenda metropolita che affonda le radici in tempi relativamente recenti possa sopravvivere a un’indagine di gruppo su Reddit. Eppure il post di Leonard Menchiari, autore del gioco insieme a Daniele Vicinanzo e Giulio Perrone, ha raggiunto il suo scopo, che contrariamente a quello che si potrebbe pensare non era solamente attirare l’attenzione sulla propria opera, ma costruire un contesto metareferenziale in cui l’opera potesse raccontare una storia già solo attraverso la sua esistenza. Perché quelle poche righe che accompagnano The Eternal Castle [REMASTERED] sono parte del gioco, tanto quanto i pixel o le righe di codice che lo compongono e fanno tutta la differenza del mondo, così come dieci anni fa la settimana di elucubrazioni online facevano parte di Lost tanto quanto i 40 minuti dell’episodio.

LA REMASTERED CHE NON LO ERA

Cos’è dunque The Eternal Castle [REMASTERED]? La risposta più semplice è un platform cinematografico, come Flashback, Prince of Persia o il più moderno Limbo, in cui il protagonista si muove in uno scenario realizzato con una grafica 2D in 2-bit e in CGA. Quella più complicata ha a che fare con la memoria, con l’inconscio e col peso che giocano i ricordi nelle nostre valutazioni, ma anche con la tendenza ad ammantare il passato per di più recente di un’aura mitica. È al contempo una critica alla retro-nostalgia usata come strumento di business e una celebrazione delle possibilità artistiche che gli strumenti più arcaici legati al videogioco possono riservare ancora oggi. Col senno di poi, nella sua finta descrizione qualcosa di vero c’è: è un gioco del passato ricostruito a memoria, ovvero come noi ci ricordiamo i giochi di quei tempi, spogliato di buona parte delle spigolature di gameplay che lo renderebbero ingiocabile oggi e abbellito come solo il ripensare ai bei tempi andati riesce a fare. Perché The Eternal Castle [REMASTERED], pur utilizzando una manciata di pixel per ciascun personaggio, anima quelle silhouette squadrettate con un’espressività che all’epoca solo la nostra fantasia poteva instillare. Allo stesso tempo, però, l’estrema consapevolezza dei suoi autori consente di tramutare limiti tecnici autoimposti in possibilità di design. Quelle figure appena accennate e indecifrabili nelle ombre da cui emergono, nere come loro, sono l’incarnazione del terrore puro o della follia. Quattro colori a video (il bianco e il nero, in compagnia di tonalità acide di giallo, rosso o blu a seconda della scena) non senza sorpresa bastano a tracciare i contorni di una storia che inizia con i tratti della fantascienza più classica mettendo i giocatori nei panni di un astronauta impegnato in una missione di recupero, per poi toccare l’horror metafisico e la distopia ecologista.

UNA CRITICA ALLA RETRO-NOSTALGIA USATA COME STRUMENTO DI BUSINESS E UNA CELEBRAZIONE DELLE POSSIBILITÀ ARTISTICHE DEL VIDEOGIOCO

Avanzare in The Eternal Castle costringe a rapportarsi col continuo corto-circuito a cui la mente è costretta dalla convivenza impossibile di vecchio e nuovo. Le meccaniche sono quelle del platform cinematografico del secolo scorso, in cui la precisione è sacrificata sull’altare delle animazioni, ma la frustrazione della difficoltà è spazzata via dai checkpoint, dalla possibilità di scegliere quale livello affrontare o addirittura dalla facoltà di tornare alla navetta in ogni momento, portando con sé l’equipaggiamento raccolto per sfruttarlo in un altro dei cinque scenari di gioco. L’azione compassata, fatta di avanzamenti da una schermata fissa all’altra, brevi e brutali scontri a fuoco o a mani nude, proprio il genere di gameplay che ci si aspetterebbe di trovare in un gioco da PC dei tardi ’80, è ogni tanto interrotta da un piccolo puzzle che sfrutta una meccanica impossibile per gli anni a cui il synth psichedelico in sottofondo immediatamente rimanda. Così quando il protagonista inizia a domandarsi se questa sua avventura sulla Terra ormai abbandonata dall’umanità e popolata da incubi sia in realtà un sogno, viene da chiedersi se stia parlando tra sé o con noi. Qualunque cosa sia, The Eternal Castle [REMASTERED] è uno degli esempi più brillanti di narrazione videoludica da diverso tempo a questa parte, per la sua capacità di comunicare atmosfere, stati d’animo e persino l’introduzione di nuove meccaniche ricorrendo unicamente agli strumenti visuali propri del videogioco, riuscendo al contempo a omaggiare capolavori del racconto letterario e filmico, senza perdere un briciolo della sua inconfondibile identità.

Non so se The Eternal Castle [REMASTERED] verrà citato nei prossimi anni come l’esperimento videoludico più interessante del decennio, tuttavia oggi è di sicuro un titolo da non perdere per nessuna ragione. Soprattutto, è un’opera che riesce a dimostrare la maturità attuale del videogioco semplicemente utilizzando pochi, ma precisi strumenti moderni in un impianto ispirato alle avventure degli anni ’80 .

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Pro

  • Atmosfere pazzesche in solo quattro colori.
  • Vecchio e nuovo convivono.
  • Misterioso e affascinante, anche nel game design.

Contro

  • La latenza nei controlli, anche se voluta.
8.5

Più che buono

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