C’è vita nell’universo? Dipende. Se un ecosistema robotico in grado di autoreplicarsi si può definire “vita”, allora c’è, eccome. Parola di The Invincible.
Sviluppatore / Publisher: Starward Industries / 11 bit studios Prezzo: ND Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile su: PC (Steam, GOG, Epic Game Store), PlayStation 5, Xbox Series X|S Data d’uscita: 3 novembre 2023
Immaginate come si potrebbe sentire un’astrobiologa in missione su un pianeta in cui non vi è traccia di vita. Anni di sacrifici e addestramento per entrare a far parte dell’equipaggio di The Invincible, per poi scoprire che le sue competenze non servono a nulla. Mentre gli altri professionisti sono all’opera sul suolo di Regis III, lei li osserva dall’oblò, come un ragazzino con una gamba ingessata e costretto a letto guarda gli amichetti giocare a calcio dalla finestra della propria cameretta. Non sapeva, l’astrobiologa Yasna, che il rimanere in disparte le avrebbe salvato la vita. E poi venne il blackout.
Non elettrico, mentale. Ricordi confusi e un forte mal di testa la accolgono quando riprende conoscenza, sola, apparentemente abbandonata sul pianeta. Recupera alcuni appunti dei colleghi scomparsi e si mette in cammino attraverso lande aliene e deserte alla ricerca del nulla, parlando alla radio senza ricevere risposta e canticchiando per non impazzire. Questo ultimo dettaglio mi ha riportato alla mente i personaggi dei romanzi di Stephen King, che quando sono in un mare di guai si lasciano andare a risatine isteriche e cantilene senza senso, ma The Invincible, first person 3D adventure fantascientifico, non trae ispirazione dalle opere del Re dell’Horror bensì dall’omonimo romanzo dello scrittore polacco Stanislaw Lem, penna sci-fi molto prolifica che potreste aver apprezzato, se non attraverso i libri, con il film Solaris in cui recita anche George Clooney.
Una piccola curiosità: questo non è il primo videogame tratto da The Invincible
THE INVINCIBLE, COME THE MARTIAN
Una volta che si comincia a esplorare Regis III, inizialmente rosso come Marte, sovvengono le emozioni provate con The Martian, in cui uno spaesato Matt Damon lotta contro un destino che pare ineluttabile. Anche Yasna a volte vorrebbe arrendersi e semplicemente accettare il funesto fato, ma la possibilità remota di ritrovare il proprio equipaggio la tiene in vita. L’esplorazione è la componente principale di The Invincible. Camminiamo lentamente, siamo scossi e deboli, non facciamo Ripley di cognome e difficilmente riusciamo ad arrampicarci su rocce più alte del nostro bacino.
I brevi scatti che ci sono concessi non consumano la classica barra della stamina, ma il nostro respiro sempre più affannoso appanna la visiera del casco obbligandoci a rallentare. Il gioco non prevede alcuna interfaccia utente, e tutto ciò che in altre produzioni è piazzato comodamente da qualche parte dello schermo, nel nostro caso deve essere osservato direttamente attraverso gli occhi della protagonista.
Non si finisce The Invincible per finire The Invincible. Si finisce The Invincible per sapere come va a finire The invincible
NON SIAMO SOLI, EVVIV… NO, NIENTE
Troveremo presto gli altri membri dell’equipaggio, alcuni passati a miglior vita, altri in discrete condizioni fisiche ma in stato catatonico. Cosa li avrà ridotti così? Perlomeno, recuperando attrezzature varie, riusciamo a riparare la nostra radio e a comunicare con l’Astrogator, colui che coordina la nostra missione, rimasto in orbita su Regis III. I continui dialoghi, spesso conditi da risposte multiple, prendono il posto dei nostri pensieri ad alta voce, e oltre a fornirci dettagli sempre più inquietanti sul vero motivo della missione, caratterizzano efficacemente i protagonisti, dalla filosofia diametralmente opposta. Yasna ritiene che il nostro impatto sul pianeta dovrebbe essere ridotto al minimo, mentre l’Astrogator le ricorda che l’uomo sarebbe ancora una scimmia se si fosse limitato ad ammirare gli alberi invece di cominciare ad abbatterli e utilizzarli per i propri scopi.
Chi ha ragione? Potrete dire la vostra nel corso delle lunghissime conversazioni, ma ben presto ci sarà altro a cui pensare. Il pianeta pare tutt’altro che deserto, e vi è un ecosistema metallico, costruito non si sa da chi, protetto da letali robot. L’angoscia di essere soli lascia presto spazio alla consapevolezza di essere ospiti non graditi. Qualcuno sapeva di tutto ciò? Come non aver rilevato fin da subito la presenza di così importanti costruzioni?
Canticchiamo per non impazzire mentre vaghiamo su un pianeta deserto alla ricerca degli altri membri dell’equipaggio. La narrazione The Invincible è superlativa
ANGOSCIA ATOMPUNK
Dialoghi e recitazione sono di ottimo livello, accompagnati da un comparto grafico eccellente in grado di proporci un Regis III da cartolina – non a caso vi è un photo mode abbastanza completo – ricco di paesaggi affascinanti che tuttavia non vorreste mai vedere di persona.
L’ambientazione atompunk, con quel fascino naïf di tecnologie avanzatissime immaginate da scienziati virtuali vissuti negli anni ‘50 del secolo scorso, ricche di lampadine e levette su strutture di metallo scintillante, oltre a essere una gioia per gli occhi si sposa con l’epoca nel quale è stato concepito The Invincible, il 1964.
È un’avventura amara, a tratti severa, la cui riuscitissima rappresentazione 3D non deve illudere che vi sia azione
In Breve: Quando non punti tutto sull’azione frenetica, concentrandoti su storia e atmosfera, devi assolutamente catturare l’attenzione del giocatore per evitare di cadere nella trappola del walking sim. The Invincible ci riesce sin dai primi minuti, immergendoci in una situazione nella quale l’ultima cosa che vorremmo è correre come pazzi verso l’ignoto, preferendo muoverci con circospezione consci che ogni passo potrebbe essere l’ultimo. Merito di una tecnica narrativa superlativa unita a una perfetta rappresentazione grafica. Non è un survival horror bensì un romanzo scritto sotto forma di adventure, e gli amanti del genere lo adoreranno.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 9 6900HS, 16GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD
Com’è, Come Gira: Fluido anche con le impostazioni al massimo nonostante mi avesse proposto dei settaggi meno arditi. In controtendenza – gradita! – rispetto alle ultime produzioni, non vi è un lungo tutorial per spiegare le basi, dovrete cavarvela da soli quasi fin da subito. Photo mode abbastanza completo.