Ci potrebbere essere un punto di incontro tra le morti punitive dei soulslike, in cui si perde tutto, e quelle più generose dei roguelite, occasione per potenziare il personaggio? Tyrant’s Realm prova a darci risposta.
Sviluppatore / Publisher: Team Tyrant / Skystone Games Prezzo: 9,75 Euro Localizzazione: Interfaccia e testi Multiplayer: Assente PEGI: Non disponibile Disponibile su: PC (Steam) Data d’uscita: Già disponibile
Vi ho mai raccontato quanto sono bravo ai soulslike? Tocco vette non appartenenti a questo pianeta, basti sapere che a Elden Ring ho sconfitto il boss Gabòla senza subire alcun danno. Non avete mai sentito parlare di Boss Gabòla? Si sblocca solo visitando una certa area segreta che non posso spoilerare, altrimenti poi alcuni lettori mi accusano di rovinar loro l’esperienza di gioco. Ora veniamo a voi gamer medi: scommetto che uno dei vostri sogni proibiti è terminare un soulslike senza lanciare, sopraffatti dalla rabbia, suppellettili in fiamme dalla finestra. E se vi dicessi che ne abbiamo trovato uno dall’anima roguelite, in grado di rendere la pur frequente morte più un’opportunità di crescita del personaggio che un’umiliazione digitale?
Tyrant’s Realm, di Team Tyrant, si propone di unire la difficoltà caratteristica dei soulslike con il progressivo aumento di potenza del protagonista tipico dei roguelite; il tutto con grafica e gameplay che ricordano i giochi usciti verso la fine degli anni ‘90. Un mix audace, capace di mettere d’accordo tutti, o magari di non piacere a nessuno. Chi non risica non rosica, andiamo a vedere che succede.
TYRANT’S REALM, BOOMER BRAWLER?
Galeotto fu l’eroe. Non è una citazione di Dante, poiché il protagonista di Tyrant’s Realm è davvero un galeotto, rinchiuso in una fetida prigione assieme a molti altri disgraziati. Invece di lamentarsi e invocare pietà, decide di liberarsi e fuggire attraverso paludi putride, lande ghiacciate, templi maledetti e Ambientazioni Fantasy varie fino a disfarsi del Tiranno che sta soggiogando il mondo da generazioni.
Il combattimento è essenziale: niente salti, solo attacchi veloci o lenti, schivate e parate, tra l’altro rischiose da effettuare
Ci sarebbe poi la possibilità di parare all’ultimo momento i colpi dei nemici per disorientarli e renderli più vulnerabili o addirittura instakillarli con una Fatality qualora avessimo accumulato abbastanza Energia Rabbiosa, ma è richiesto un tempismo davvero estremo e il rischio di esser ripagati con una sciabolata in fronte non vale la candela; molto meglio imparare il pattern degli avversari e colpire quando han terminato le loro combo. Ogni randellata erode la nostra stamina, dunque il button mashing va evitato onde trovarsi esausti proprio quando sarebbe il caso di infierire. Uccidere i tirapiedi del Tiranno non garantisce punti esperienza, quindi scordatevi di crescere di livello e seminare punti abilità alle varie statistiche, dato che nulla di tutto ciò è incluso nel gioco. Il gameplay ci riporta agli albori degli Hack and Slash, offrendoci un perfetto boomer brawler.
PIÙ SOULSLIKE O ROGUELITE?
Prima di Demon’s Souls, quelli che oggi definiamo soulslike erano chiamati semplicemente “giochi molto difficili” e solo in seguito arriverà il tris d’assi composto da combattimenti estremi, esplorazione non lineare e perdita delle risorse accumulate in caso di morte, a meno di non tornare sani e salvi sul luogo del misfatto.
Tyrant’s Realm unisce difficoltà soulslike e progressione roguelite, ma senza livelli o skill tree: si cresce solo in base al proprio equipaggiamento
A volte troveremo dei forzieri, apribili senza bisogno di chiavi, con all’interno un’arma, uno scudo o un’armatura. A quel punto bisogna decidere se tenere il nuovo oggetto, abbandonando quanto già in nostro possesso, o lasciar perdere, sulle base di un paio di statistiche striminzite. Questo è l’unico modo di rendere più forte il nostro personaggio. Saltuariamente troveremo degli altari per potenziare ulteriormente il nostro equipaggiamento. Dobbiamo dunque affidare il successo di una run unicamente alla fortuna di trovare qualcosa di utile in forzieri abbandonati a casaccio? Non è questo lo spirito dei roguelite. E qui arriva un piccolo – e già visto in varie occasioni – twist al gameplay.
SHOPPING COMPULSIVO? NO, OBBLIGATORIO
Il possibile contenuto delle casse è destinato ad arricchirsi run dopo run aggiungendo nuovi oggetti da sbloccare presso i vendor situati prima e dopo le boss battle, presso i quali siamo obbligati a spendere tutte le monete raccolte fino a quel momento. E come fare se abbiamo venti pezzi d’oro e la spada più economica ne costa trenta? Versando un acconto, per poi successivamente saldare la differenza. E qui entra in gioco la debole parte soulslike: alla morte perdiamo irrimediabilmente tutto quanto in nostro possesso, denaro compreso.
Significa che qualsiasi run conclusa prima di arrivare al cospetto di un venditore sarà stata vana. Alla fine, siamo di fronte a un roguelite semplificato, dal combattimento ancor più semplificato e con appena un accenno di soulslike; flop? Incredibilmente, immediatezza e brevità di ciascuna run – indovinate perché – unite a boss battle avvincenti e un set di armi che spazia dal veloce tirapugni da usare a un centimetro dal nemico alla lenta alabarda che ci consente di mantenere una certa distanza, riesce a catturare e impegnare fino a vedere almeno una volta i titoli di coda. Siete avvisati però: non c’è nulla di epico, solo un combattimento dopo l’altro fino alla morte, oltretutto con nemici a volte riciclati tra un mondo e l’altro e un filtro CRT che emula una telecamera di sorveglianza più che un monitor degli anni ‘90. Se vi accontentate, godrete a un prezzo veramente accessibile.
In Breve: Tyrant’s Realm è un roguelite con anima – piuttosto impalpabile – soulslike che punta a combinare difficoltà elevata con progressione legata esclusivamente all’equipaggiamento. Il combattimento è essenziale: niente salti, solo attacchi lenti o veloci, schivate e parate spaccando il millisecondo. I livelli generati proceduralmente offrono poche varianti, ma tutto sommato sono avvincenti, al pari delle boss battle. Non c’è una trama degna di essere seguita e tutta la produzione è semplificata rispetto ai maggiori esponenti dei generi ai quali si ispira. Se cercate un’esperienza immediata e senza fronzoli, potreste apprezzarlo; altrimenti, rischia di risultare ripetitivo.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 9 6900HS, 16GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD
Com’è, Come Gira: I pixelloni delle texture appiccicate ai pochi poligoni non rappresentano certo un problema, e si gioca con piacere sia con tastiera e mouse che con gamepad. Il filtro CRT ricorda le telecamere di Manhunt, chissà, forse è una citazione?a