Uncharted: The Nathan Drake Collection - Recensione

PS4

Qui in redazione siamo ancora indecisi sul valore delle remastered. Da un lato viene data a tutti la possibilità di giocare a titoli old-gen sulle nuove console; dall’altro rubano tempo (e quattrini) ai nuovi prodotti. Ma l’indecisione non riguarda solo questa dicotomia, visto che tra remastered agghiaccianti (Silent Hill HD Collection, anyone?) e nuove iterazioni che ripropongono lo stesso gameplay con skin del tutto simili, decidersi sul (ri)acquistare un titolo di enne anni fa non è sempre impresa facile. A conti fatti, poi, c’è sempre da chiedersi cosa ci sia di così sbagliato a restaurare un prodotto vincente e darlo in pasto ai nuovi clienti che si sono affacciati sul mercato. Certo è che “rimasterizzare” non è una pratica alla portata di tutti, visto che mettere mano sui codici della passata generazione non è così semplice come sembra, e non esistono kit pronti all’uso in cui basta caricare le tante righe di testo e premere click.

RIMASTERIZZARE, CHE PASSIONE!

Con queste premesse, i texani della BluePoint Games hanno settato un vero e proprio standard di qualità in campo di conversioni e adattamenti, iniziando la loro carriera con la prima God of War Collection, considerata la madre di tutte le remastered. Hanno poi lavorato ai vari “porting” di ICO, Shadow of the Colossus, Metal Gear Solid 2 e 3 su PS3, Titanfall su Xbox 360 e Flower su PS4. Un curriculum d’eccezione, non c’è che dire. E forse è anche per questo che Sony gli ha affidato la conversione di non uno, ma ben tre giochi, ovvero tutta la trilogia di Uncharted; titoli che si contraddistinguono per un’accuratezza grafica all’avanguardia e un design che calza a pennello con quel mostro di PS3, ossia una delle macchine più complicate e infami mai messe in mano agli sviluppatori. La leggenda vuole che anche fra i Naughty Dog non mancarono le defezioni durante lo sviluppo del primo Uncharted, con il team messo a durissima prova dal Cell e dalla sua apparentemente incomprensibile gestione. Fortunatamente per noi, una volta appianate le prime difficoltà, i risultati non si sono fatti attendere, regalandoci uno degli action adventure più iconici non solo della scorsa generazione, ma del medium in generale.

Non è un caso che Il Covo dei Ladri sia a oggi uno dei giochi con più Game of the Year Award della storia

Se con la prima avventura di Nathan Drake i Naughty Dog ci dimostrarono che “oltre a Jak and Dexter c’è di più” (parafrasando Sabrina Salerno e Jo Squillo), il secondo e terzo capitolo della serie diventarono delle vere punte di diamante del catalogo PS3, e non è un caso che Il Covo dei Ladri sia a oggi uno dei giochi con più Game of the Year Award della storia, superato solo da The Last of Us. La ricetta del loro successo è quella di aver affiancato a delle dinamiche familiari (quindi arene con coperture da sparamuretto) un approccio hollywoodiano alla sceneggiatura, con sequenze di altissima qualità e una narrazione che ha portato in chiave moderna un classico della filmografia d’azione: Indiana Jones. Con questa trilogia abbiamo praticamente viaggiato per mezzo pianeta: dalle foreste del Sud America alla ricerca di El Dorado, passando per le gelide distese himalaiane, custodi della città perduta di Shambhala, fino a carambolare nel deserto delle penisola araba, nel tentativo di scovare l’Iram dei Pilastri. Si è trattato di un viaggio strepitoso, che ha saputo unire sparatorie da action e scoperte leggendarie, senza dimenticare quel tono scanzonato da simpatica canaglia che contraddistingue tanto il protagonista quanto i comprimari, tra i quali segnaliamo le splendide Elena Fisher e Chloe Frazer, ma anche il vecchio Victor Sullivan, sorta di figura paterna che ha tolto Drake dalla strada per ributtarcelo con le vesti del ladro.
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UNCHARTED: ABARTH EDITION

Volendo tirare le somme sul lavoro fatto da BluePoint Games, senza addentrarsi troppo in che cosa sia Uncharted (anche perché o siete vissuti su Marte o sapete tutti a cosa ci stiamo riferendo), si può tranquillamente dire che il team texano non si è limitato al compitino, ma ha deciso di fare un passo in più, andando a ritoccare uno degli aspetti più criticati della serie, ovvero il sistema di puntamento durante i combattimenti. E visto che per molti il migliore in assoluto rimane quello implementato nel secondo capitolo, perché non estenderlo tanto al primo quanto al terzo? Dalla teoria alla pratica, però, non tutto è stato integrato, anche perché avrebbe compromesso gli equilibri del gameplay. Un paio di esempi: non è stato possibile permettere a Nathan di lanciare le granate nella direzione in cui si mira (come invece accade nei due seguiti), e le sequenze corpo a corpo fanno partita a sé in ogni capitolo, ma il tentativo di rendere più omogeneo il sistema di puntamento è comunque lodevole. Ovviamente è stato rivisto anche il sistema di controllo, con i tasti L2 e R2 dedicati a mirare e sparare, con la possibilità di switchare su L1 e R1 nel caso se ne sentisse (senza motivo) la mancanza. In termini di configurazione è anche possibile modificare la sensibilità, invertire i movimenti della telecamera e persino scambiare i comandi degli stick analogici. Le novità introdotte, ovviamente, non si fermano qua e riguardano anche il comparto audio e video. Potremo quindo decidere se attivare o meno il motion blur e se riservarlo ai soli personaggi o a tutta la scena, mentre per quanto riguarda il sound design è stato aggiunto il supporto multicanale fino a 7.1, con la chicca legata alla possibilità di determinare anche l’angolazione delle casse, così da ottenere il miglior risultato possibile.
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Non di sole feature, però, vive il videogiocatore, e il voto a fondo pagina non sarebbe giustificabile se non da un lavoro di conversione fatto con grande mestiere. In particolare il lavoro di restyling grafico è molto evidente sul primo capitolo della serie, che in termini tecnici era significativamente inferiore ai due seguiti. Le location sono quindi più dettagliate, è stato aumentato di molto il numero di poligoni, con una vegetazione più fitta ed effetti grafici più convincenti (soprattutto per la resa dell’acqua). Stessa sorte ha riguardato i modelli dei personaggi, aggiornati con la versione proposta nell’ultimo Drake’s Deception, ri-renderizzati a 1080p nativi (quindi senza affidarsi al solito upscaling) e portati a 60 fps.

il lavoro di restyling grafico è molto evidente sul primo capitolo della serie

Considerato che la remastered del solo The Last of Us era arrivata a tanto e che per farlo erano stati necessari tutti i 50 GB di un blu-ray, c’è da chiedersi come BluePoint Games sia riuscita a far stare tre giochi di quel calibro in un solo disco. Detto in altre parole, a livello tecnico c’è solo da ringraziare per la qualità della conversione. In aggiunta a quanto già detto, poi, ci sono le texture ad alta definizione, una gestione della luce più precisa e coerente, ombre più dettagliate, riflessi più realistici, nonché un antialias di qualità, in grado di minimizzare gran parte delle scalettature. Un grande lavoro di rifinitura è stato fatto anche per il perfezionamento della depth of field (ossia la profondità di campo) e dell’illuminazione globale, pur garantendo i 60 fps granitici in ogni situazione. Se proprio vogliamo fare i precisini, abbiamo notato qualche leggero fenomeno di stuttering nei momenti più concitati de L’inganno di Drake, ma dato che abbiamo giocato alla remastered senza il lusso della day one patch, non possiamo escludere che ci mettano una pezza in tempo per l’uscita nei negozi. Un ultima nota positiva riguarda l’inserimento di un photo mode… e qui siamo diventati letteralmente matti a giocare con posizionamenti di camera, filtri, cornici e compagnia bella, nel tentativo dello scatto migliore. Insomma: questa collection è di altissima qualità, e ci sentiamo di consigliarla anche a quelli che hanno già giocato ai 3 Uncharted, giusto per farsi le ossa in arrivo del quarto (e conclusivo?) capitolo.

BluePoint Games ha fatto un lavoro egregio. Si tratta di una remasterd perfetta in ogni sua parte, con migliorie tecniche all’avanguardia e un’attenzione ai dettagli davvero maniacale. L’alta risoluzione e la fluidità dei 60 fps la fanno da padroni, rilanciando la serie dei Naughty Dog che non sfigura con le ultime produzioni pensate nativamente per le console next-gen. A lato della remasterd di The Last of Us, il team texano ha fissato un nuovo standard per questo tipo di mercato, e siamo felici di sapere che sia già al lavoro su Gravity Rush per PS4, in arrivo il prossimo febbraio. La The Nathan Drake Collection è imperdibile tanto dai neofiti quanto dagli affezionati, che potranno rivivere le avventure di Nathan Drake senza dover rispolverare (inutilmente) la vecchia console Sony.

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Pro

  • Miglioramenti tecnici assolutamente lodevoli.
  • Una delle migliori remastered di sempre, se non la migliore.
  • Imperdibile per chiunque non abbia mai giocato agli originali.

Contro

  • Nessuna modalità multiplayer, esclusa la futura beta di Uncharted 4.
9.5

Ottimo

Sta lì, sornione e silenzioso alla scrivania, come se non esistesse. E invece esiste eccome, il TMB redazionale, grazie al quale ogni newser la mattina si alza sapendo che deve correre più veloce di lui, se vuole mangiare. Attenzione, però, a non lasciarlo da solo con un mojito, perché potrebbe finire tutto a schifio in un amen.

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