World of Tanks - Recensione

PC PS4

Dopo le gloriosissime battaglie su PC, e dopo il convincente approdo su XboxOne, World of Tanks arriva anche sull’ammiraglia di Sony, nel caso specifico senza aver avuto, contrariamente a quanto occorso in casa Microsoft, un predecessore su console old-gen da ricalcare per sommi capi. Una differenza non trascurabile, questa, che rende un filo più fresca un’operazione assolutamente gradita ma che, ovviamente, non è certo circondata dall’aura della novità. World of Tanks è ormai un classico del PC gaming, e il suo strano e peculiare successo è stato metabolizzato al punto da diventare una nozione comune, così come lo stile e i contenuti del suo gameplay. Nel 2010, però, la situazione era ben diversa: il gioco di Wargaming può essere considerato uno dei più clamorosi casi di exploit videoludico nella recente storia del medium, un prodotto che è riuscito a trasformare una materia da nicchia di superappassionati in un affare gigantesco, con più di 75 milioni di utenti registrati e picchi di un milione e mezzo di giocatori in contemporanea. Tutti a prendersi letteralmente a cannonate.

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LA BATTAGLIA DEI GIGANTI

Per chi si fosse svegliato da un coma di 5 anni, il primogenito di Wargaming può essere descritto come una simulazione (parecchio) arcade che fonda il suo appeal su un mix di perizia competitiva e pura assuefazione da upgrade. Per certi versi World of Tanks è uno dei genitori di un certo modo di fare F2P, grazie a un modello che sa premiare chi investe i suoi soldini – soprattutto in termini di velocità di crescita – ma offre sostanzialmente a tutti una base gratuita dall’elevato valore “sportivo”.

Come dicevo, il primo elemento di singolarità ha a che fare con gli stessi mostri di metallo, inevitabilmente lenti, goffi e, proprio per questo, a lungo evitati nelle produzioni multiplayer ad alto budget. I giocatori, invece, hanno gradito assai la ricetta: a prescindere dalle modalità principali, che ritroviamo intatte nella versione PS4 (Standard Battle, Assault e Encounter, con varianti che hanno sempre a che fare con il “dominio” di una o più aree sulla mappa), quelle di World of Tanks sono battaglie incentrate prima di tutto sulla tattica di posizione, sulla capacità di sfruttare i ripari ed elaborare una strategia di squadra, e solo in in minimissima parte, quasi trascurabile, sulla velocità di mirare o colpire al volo l’avversario, come negli shooter online che per anni hanno dominato la scena.

I giocatori hanno gradito assai la ricetta di Wargaming

Vaste campagne con ondeggianti colline, oppure città con coperture più fitte vanno interpretate correttamente in tutti i casi, anche per i più coraggiosi lupi solitari, perché è lì che si nasconde la vittoria e sono quasi sempre loro a fare la differenza, magari in quei pochi metri in retromarcia per evitare un colpo da dietro un palazzo, oppure negli istanti che servono a ritirarsi dalla sommità di un’altura.

Oltre a quanto detto non c’è molto altro da sapere, se non che la seconda anima di World of Tanks – l’impulso rivolto al “collezionista” che sta in ognuno di noi – è la ragione per cui tantissimi giocatori non sono riusciti a trattenere il portafoglio, trovandosi davanti a una sterminato numero di modelli di carri armati ed elementi di personalizzazione – in un territorio che sta nel mezzo tra gli album di figurine storiche e il carisma delle vere battaglie. Ovviamente, al di là degli elementi custom di natura estetica, ogni upgrade ha un peso specifico molto importante nell’economia delle battaglie, procedendo sempre per piccole ma preziosissime frazioni di vantaggio. Tank leggeri, medi, pesanti, distruttori (potentissimi ma sostanzialmente privi di torretta e, dunque, limitati nel range di mira) e carri d’artiglieria (dotati di un mappa per i tiri sulla distanza) possono evolversi e modificarsi fino ad assumere una forma radicalmente diversa, specie al grado di Elite, attraverso pacchetti di migliorie per corazza, torretta, cingoli e così via. ll sistema di crescita e accumulo risorse è esattamente lo stesso del capostipite PC – fondato su esperienza e monete da spendere globalmente su qualsiasi mezzo, oppure su quello in uso – ma tutto il linguaggio è stato rivisto per una lettura ancora più facile e veloce, dall’acquisto di una miglioria all’avvio di una ricerca, fino all’installazione vera e propria sul carro, attraverso finestre che spiegano nel dettaglio i passaggi o, nel caso delle opzioni di gioco, permettono di entrare praticamente all’istante nelle battaglie competitive, negli scontri co-op (con la lista amici su PSN) e negli “addestramenti” a scopo propedeutico.

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GENTILEZZA CORAZZATA

Ogni cosa descritta fin qui fa parte di un valido e dettagliato tutorial, che da un primo ed elementare scenario con deboli AI ci accompagna verso le ben più impegnative sponde del multiplayer. Sempre in termini di adattamento, poi, la versione PS4 ha potuto beneficiare delle precedenti esperienze sui controlli Xbox, e quindi di un sistema di movimento e mappatura di levette e pulsanti già rodato e sostanzialmente riproposto in tutta la sua maneggevolezza. Anche sul versante grafico abbiamo a che fare con un parente molto stretto, complici i 30 frame al secondo e i miglioramenti su texture e modelli simili a quelli visti nell’edizione Xbox One, a loro volta mutuati dalla lunga evoluzione del gioco su PC.

Il linguaggio è stato rivisto per una lettura ancora più facile e veloce

In quest’ultimo caso, naturalmente, possiamo trovare la differenza più evidente nel framerate, mentre sono state mantenute le stesse e apprezzabili attenzioni sulla complessità poligonale dei tank, sulla qualità della vegetazione e sul maggior numero di elementi distruttibili sullo scenario, con l’aggiunta di meteo variabile e diverse condizioni di luce.

Visto, infine, che su PS4 è da tempo disponibile anche War Thunder, va debitamente rimarcata la principale differenza tra le due esperienze. L’offerta è simile nella struttura F2P, mutuata dallo stesso World of Tanks, ma differisce parecchio nella ricerca di un più alto livello simulativo da parte di Gaijin Entertainment, con ricostruzioni storiche degli scontri e una modalità Realismo ad affiancare le disimpegnate partite arcade, insieme alla notevole implementazione delle battaglie cross-vehicles (ovvero, con la compresenza di carri e aerei). Ovviamente, però, questo non significa necessariamente un maggiore divertimento o una maggiore qualità da una parte o dall’altra, e anzi i vari World of Tanks, World of Warships e War Thunder (così come il sorprendente World of Warships) posseggono tutti la capacità di coinvolgere, e magari di portarci dentro a un percorso di dipendenza senza uscita. Fate le cose a modo, soprattutto se “tenete famiglia”.

La versione PS4 di World of Tanks si fa strada in un territorio inesplorato per i giochi di Wargaming, quello degli utenti PSN, dove al contrario dei cugini di Xbox non c’è stata alcuna edizione old-gen. Questo rende un filo più fresca l’offerta, che peraltro conferma l’ottimo adattamento dei controlli su console e un lavoro di realizzazione grafica che rispecchia la versione PC e la sua evoluzione negli anni, a parte ovviamente il framerate dimezzato a 30 fps. Tutorial, schermate di gestione e ottimo livello di connettività consentono di scendere in campo in men che non si dica, con tutte le informazioni necessarie, e di godersi un’esperienza che, almeno al momento, mi è sembrata un po’ meno ostica rispetto all’ambiente PC, ormai dominato da mostri di tattica e capacità competitive. Al solito c’è da stare attenti a non rimanerci sotto, trasformando un F2P in un pozzo senza fondo, ma anche questo ha a che fare con le indiscutibili qualità del gioco.

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Pro

  • Accessibilità e rapidità di fruizione ulteriormente migliorate.
  • Tecnicamente ben fatto, sul fronte grafico come sul versante della connettività.
  • È capace di coinvolgere in un vortice infinito di upgrade e personalizzazione...

Contro

  • …e portarci a spendere parecchio, “traditi” dalle sue stesse qualità.
  • Il gioco è rimasto grossomodo lo stesso, timide varianti a parte, dal 2011 a oggi.
8.2

Più che buono

Marietto è così dentro alla sci-fi che non riesce a trovare la strada per uscirne. Per lui i videogiochi sono proprio questo, una porta per accedere a un pezzo di fantascienza che si realizza qui e ora, senza aspettare la fine del mondo.

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